“Le compagnie di ventura nell’Italia del XIV secolo: un’introduzione” di Ugo Barlozzetti

Nel processo di trasformazione della società europea occidentale le vicende del XIV secolo videro un aspetto caratterizzante come quello della prassi guerresca connotarsi del fenomeno delle «Compagnie di ventura» fino al divenire parte essenziale della scena politica e militare ovunque, tanto nel regno di Francia, devastato dalla Guerra dei Cento anni, quanto nei territori del Sacro Romano Impero come nei regni della penisola iberica, ma soprattutto in Italia. Le «Compagnie di ventura» erano del resto originate dal riapparire ed evolversi del mercenariato, vale a dire del sistema di pagare dei combattenti, che aveva antichissimi precedenti, nelle società più diverse, si pensi agli arcieri nubiani e libici nell’antico e medio regno egizio, o a quelli del mondo greco ed ellenistico, fino all’impero di Roma, e con una continuità che arriva al basso medioevo, a quello bizantino. Mercenari vi sono stati tanto nel mondo islamico che in estremo oriente.

Il Condottiere XV sec. – Museo Stibbert

Per quanto riguarda l’Europa occidentale però il fenomeno appare quasi una contraddizione per i caratteri specifici della «società feudale» e se diventa un fatto eclatante, appunto, dell’Italia del Trecento ove le città mercantili hanno un ruolo fondamentale dal punto di vista politico ed economico, non di meno aveva avuto un ruolo con la conquista normanna dell’Inghilterra e – non valutando la questione nell’orizzonte crociato, sia ponentino che levantino o baltico – dalla seconda metà del XII secolo al primo ventennio del successivo, sia il Barbarossa come Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senza Terra, Filippo Augusto o Ottone IV, avevano utilizzato come mercenari combattenti non provenienti o inquadrati nell’«Ordo bellatorum».
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